Chi mi conosce bene sa che non sono un grande lettore… però tra i pochi libri che ho letto, ce n’è uno che mi sentirei di consigliare a chiunque… un libro che può trasformare in un idealista appassionato anche il più cinico dei lettori (come il sottoscritto ad esempio…).
Riporto alcuni estratti della parte iniziale, giusto per alimentare e non rovinare la vostra curiosità…
PS.: un libro da accompagnare assolutamente alla visione di V for Vendetta!
Da allora, la guerra era stata letteralmente ininterrotta, sebbene, propriamente parlando, non fosse stata sempre la stessa guerra. Per lunghi mesi della sua infanzia c’era stato come una guerriglia anche nelle stesse strade di Londra, e qualche episodio lo ricordava, a tinte vive. Ma ricostruire tutta la storia del periodo, scoprire chi stava combattendo e contro chi stava combattendo, in questo o in quel momento, sarebbe stato impossibile perché non c’era alcunché di tramandato,sia a voce che per iscritto riguardo a qualsiasi momento che non fosse il presente. In quel momento, per esempio,e cioè nel 1984 (seppure quello era il 1984) l’Oceania era in guerra con l’Eurasia ed era alleata con l’Estasia. In nessuna conversazione pubblica o privata era stato mai ammesso che le tre potenze, in qualsiasi tempo, fossero state aggruppate in uno schieramento diverso.
Veramente, come Winston ricordava, erano solamente quattro anni che l’Oceania era in guerra con l’Eurasia e alleata dell’Estasia. Ma questa era come una specie di nozione rubata, ch’egli per caso possedeva perché la sua memoria riusciva a non essere del tutto sotto controllo. Ufficialmente, uno scambio di alleanze non era mai avvenuto. L’Oceania era in guerra con l’Eurasia: quindi l’Oceania era sempre stata in guerra con l’Eurasia. Il nemico del momento rappresentava sempre il male assoluto, e ne conseguiva che qualsiasi alleanza, passata o futura, con lui diveniva impossibile.
… la cosa più spaventosa era che poteva essere tutto vero. Se il Partito poteva impossessarsi del passato fino a dire, di questo o di quell’altro avvenimento, non è mai successo… non era più spaventoso che soltanto la tortura o la morte?
Era sempre stato cosi? Il cibo, aveva sempre avuto quello stesso sapore? Diede uno sguardo in giro per la mensa. Uno stanzone dal soffitto basso, pieno di gente, con le pareti che recavano tracce del contatto con innumerevoli corpi, tavoli e sedie metalliche pieni di ammaccature, messi l’uno così vicino all’altro che s’era costretti a toccarsi continuamcnte i gomiti; cucchiai col manico ricurvo, vassoi sbreccati, ciotole di terra, tutto unto, tutto con residui di sporco nelle crepe, e da per tutto odore acido di cattivo gin e cattivo caffè, e dello stufato che sapeva d’alluminio, e di abiti sudici. Sempre, nello stomaco e su per la pelle, una specie di protesta, il sentimento che si era stati derubati di qualcosa alla quale si aveva pur diritto.
Era vero che non riusciva a comporre nella memoria un quadro gran che differente da quello. In qualsiasi tempo del quale era riuscito a rimettere assieme le immagini non c’era mai stato da mangiare a sufficienza, non c’erano mai stati calzini o maglie che non fossero pieni di buchi, la mobilia era sempre stata ammaccata e malsicura, le stanze senza riscaldamento, la metropolitana stipata di gente, le case in rovina, il pane nero, tè quasi niente, il caffè disgustoso, le sigarette non bastavano mai… niente a un prezzo conveniente e in abbondanza, se si eccettua il gin sintetico.
E sebbene diventasse sempre peggio man mano che si andava avanti con l’età, non costituiva forse un segno che tutto non fosse nell’ordine naturale delle cose, quel sentirsi stringere il cuore per le scomodità, la sporcizia, la penuria, gli inverni senza fine, l’unto dei calzini, gli ascensori che non c’era caso funzionassero, l’acqua ghiaccia, il sapone terroso, la carta delle sigarette che non teneva, il cibo con quei suoi maledetti misteriosi sapori?
Perché si doveva sentire che tutto quell’ordine di cose era insopportabile se non perché si aveva una qualche specie di memoria atavica che le cose, un tempo, erano state differenti?
Non solo il passato mutava, ma mutava continuamente. Quel che più spesso lo tormen-tava, con l’ossessione di un vero incubo notturno, era che egli non era mai riuscito a capire chiaramente per quale ragione quell’enorme impostura era stata messa in moto. I vantaggi immediati di falsificare il passato erano palesi, ma il fine ultimo era avvolto nel mistero
Prese ancora una volta la penna, e scrisse: Capisco COME: non capisco PERCHÈ.
Si chiese quindi, come aveva già fatto, del resto, parecchie altre volte, se per caso non fosse malato di mente. Forse malato di mente era soltanto chi pensava cose diverse da quelle degli altri. Un tempo, credere che la terra girasse intorno al sole costituiva un segno certo di pazzia: oggi, credere che il passato fosse inalterabile era la stessa cosa. Poteva essere lui solo, a credere quella proposizione, e se era lui solo era certo malato di mente. Ma l’idea di essere malato di mente non lo preoccupò troppo: la cosa più terribile era che, oltre a essere malato di mente, egli potesse anche sbagliarsi. Prese il libro di storia per bambini ed esaminò il ritratto del Gran Fratello che ne costituiva il frontespizio. Lo sguado ipnotico si fissò nei suoi occhi. Era come se una forza imponente lo stesse schiacciando… qualcosa che penetrasse lentamente nel suo proprio cranio, prendesse a battere sul suo cervello per aprirlo e, facendo presa sul suo terrore, lo persuadesse, quasi, a negare la prova porta dai suoi stessi sensi.
Alla fine il Partito avrebbe proclamato che due e due fanno cinque, e si sarebbe dovuto crederlo. Era inevitabile che lo pretendesse, prima o poi. Lo esigeva la stessa logica della sua posizione. Non solo il valore dell’esperienza ma persino la stessa esistenza nella realtà esterna era tacitamente negata dal loro sistema filosofico. L’eresia delle eresie era ritenuto buon senso. E la cosa più spaventosa era che essi avrebbero ucciso non perché si pensava altrimenti da loro, ma perché avrebbero anche potuto esser nel vero! Perché, dopo tutto, in che modo sappiamo che due e due fanno quattro? O che esiste la forza di gravità? O che il passato non si può mutare? Se sia il passato sia il mondo esterno esistono solo nella mente, e se la mente stessa è soggetta ad essere controllata… che ne segue?
Ma no! Improvvisamente sentiva di riprender coraggio. … Eppure lui aveva ragione! Loro avevano torto e lui aveva ragione. Le cose ovvie, le cose semplici, le cose vere dovevano essere difese. Le verità evidenti erano vere, non ci potevano essere dubbi, su questo! Il mondo concreto esiste, le sue leggi non mutano. Le pietre sono dure, l’acqua è liquida, gli oggetti privi di sostegno cadono verso il centro della terra.
Sempre pensando che stesse scrivendo a O’Brien e con l’idea di stare enunciando un importante assioma, egli scrisse: La libertà consiste nella libertà di dire che due più due fanno quattro. Se è concessa questa libertà, ne seguono tutte le altre.
da 1984 – George Orwell